AUTONOMIA

Lo spazio che educa

Maggio 2023

Da genitori, da educatori e da insegnati ci scontriamo spesso sul tema delle regole: quante, come, quali? A volte siamo esasperati al punto che ci troviamo a chiederci “perché mi sembra sempre di dare ordini ai miei figli come se fossi un comandante dell’esercito? E puntualmente non vengo ascoltato!”.

In quanto educatrice mi è capitato qualche volta di desiderare una Panic Room, quelle stanze insonorizzate dove andare ad urlare o a spaccare oggetti, perché anche noi educatrici,  per quanto possiamo allenare la pazienza, ci sono giorni che arriviamo al limite. E allora dopo un bel respiro, alla prima riunione con le colleghe si cerca un modo per rasserenare la situazione. 

E sapete qual è la soluzione più efficace ed immediata? Cambiare lo spazio.

Come ciascuno di noi sa, e come ci siamo anche detti il mese scorso, avere una casa organizzata e sistemata, ognuno con il proprio ordine, automaticamente ci permette di essere più sereni, non per nulla, se abbiamo una routine del mattino sappiamo bene quali sono i nostri tempi, a che ora puntare la sveglia per arrivare in tempo agli appuntamenti. C’è chi prepara in bagno i vestiti la sera prima, chi prepara la tovaglietta e la moka del caffè per la colazione. C’è chi ha la scarpiera davanti alla porta d’ingresso perché non si cammina con le scarpe in casa, c’è chi tiene i piatti sopra al lavello perché non usa la lavastoviglie, dopo averli lavati, li lascia scolare. Credo che ciascuno di voi possa trovare altri infiniti esempi che ci mettono in relazione allo spazio.

Prima di continuare vi chiedo, per un momento, di pensare come un bambino, uno di quelli a cui viene detto: oggi si fa la doccia, oppure fa freddo metti la giacca pesante, ti metto io le scarpe perché siamo in ritardo, non hai lavato bene i denti… 

Come vi sentite se qualcuno scegliesse tutto per voi? E come invece se, voi quella cosa sapreste farla da soli, ma non vi lasciano il tempo? 

Ora vi metto alla prova. 

Siete alti 1,60cm e le pentole per cucinare stanno nel ripiano più in alto del mobile, tutte una sopra l’altra. Tuo marito o il tuo compagno decide che devi indossare il tacco 15 per andare a fare una scampagnata al parco, tua moglie o compagna cucina i broccoli pur sapendo che proprio quel cibo lì ti fa venire la nausea, ma  continua ad insistere perché tu finisca il piatto. C’è il sole e stai correndo e sudando e la tua partner ti corre dietro con la giacca, urlando che non puoi stare senza prendi freddo. Pensa tornare a casa dal lavoro pregustando quel momento in cui puoi cominciare il libro nuovo, ma ti prendono di peso per farti fare la doccia.

Al solo pensiero di tutto questo mi sto innervosendo e voi come vi sentite? 

Pretendere di avere i figli autonomi ma non creare uno spazio dove loro possano sperimentare e apprendere che cosa significa fare da soli, rende più nervosi i piccoli che continuano a sentirsi dire cosa devono fare senza riuscire, sentendosi frustrati poiché nessuno si interessa a cosa vogliano loro, e fa arrabbiare i grandi che non hanno la percezione di quanto una singola azione possa essere impegnativa per un bambino. Ogni giorni noi adulti ci alziamo con delle sensazioni, a volte siamo assonnati, altre ci sentiamo gonfi e affaticati, altre ancora siamo pronti e carichi per affrontare una giornata. Ci sono quelle mattine in cui vogliamo indossare qualcosa che ci faccia sentire semplicemente comodi, e ci sono le sere che vorremmo proprio mangiarci del gelato perché la giornata è stata difficile. 

Torniamo alla domanda che ci siamo posti inizialmente: che cosa significa creare uno spazio che educa? 

Creare dei contesti che permettano di fare da soli, senza l’intervento dell’adulo fa si che cresca la loro autostima, ma non solo, fa sì che ci siano occasioni di dialogo, e non di scontro e di imposizioni. Non parlo solamente del gioco, quello è fondamentale per l’allenamento della manualità, ma anche e soprattutto dei processi, un bambino che cambia il pannolino alla sua bambola e prova a metterla sul vasino, sta facendo mente locale di tutte quelle azioni che anche lui sta facendo o si prepara a fare, rovesciare tutti i giochi per terra e poi dividendoli in base alla tipologia ognuno nella propria scatola, travasare l’acqua da un bicchierino all’altro durante il bagnetto, stendere per terra i foulard per poi piegarli, indossare le ciabatte di mamma o papà. Parlo di quei gesti di cura e quotidianità: 

In questo modo abbiamo dato delle regole implicite, non dobbiamo continuare a verbalizzarle, perché stanno lì sempre, sono nello spazio, sono a misura di bambino, possono fare da soli. E vi assicuro che i bambini, se lasciamo loro i tempi giusti, provano un grande piacere nel fare da soli, nello sperimentare i propri limiti, nel creare la propria autostima, rafforzandola ogni giorno attraverso il raggiungimento di piccoli e grandi obiettivi.