LUOGHI DEL FARE, l'esperienza al centro

Aprile 2024

Le teorie sulle diverse intelligenze sono ormai cosa nota. Le intelligenze multiple, vanno allenate e valorizzate, sostenendo così la diversità nell’apprendimento e la predisposizione a scegliere le esperienze che più sono affini al proprio sentire.

Il desiderio di conoscenza e di scoperta, di osservazione e ricerca, di ipotizzare e teorizzare è insito in ciascuno di noi, più da bambini lo alleniamo, lo orientiamo e lo supportiamo, più crescendo, saremo motivati a inseguire ciò che riteniamo importante per la nostra esistenza.

“Imparare ad imparare” fin da piccoli significa sperimentare tutte queste intelligenze e riconoscere quella o quelle che più ci appartengono. Scriverlo è semplice, ma come si può mettere in pratica? In questo senso ci viene in aiuto la dimensione dell’esperienza, che sia a scuola o in famiglia, un bambino deve poter vivere degli spazi laboratoriali in cui provare più attività pensate su misura. Cascine didattiche, spazi teatrali, laboratori artistici, esperienze in cucina, centri sportivi, gite al parco, mostre di diversi generi… ci vengono in aiuto! Le possibilità sono davvero tante e diverse!

Più i bambini diventano consapevoli di se stessi, più saranno capaci crescendo di trovare il loro metodo di studio e scegliere i loro interessi, orientandosi nel mondo scolastico, lavorativo e personale.

A proposito di metodo di studio mi viene in aiuto un episodio molto divertente dei tempi dell’università… Insieme ad altre 3 compagne di corso e amiche abbiamo scoperto che, ciascuna con le sue modalità potevamo coordinare lo studio e la buona riuscita degli esami.

La prima studiava dai riassunti fatti a computer, se un libro aveva 100 pagine, lei riusciva a fare 70 pagine di riassunto, la seconda leggeva e sottolineava questi riassunti, la terza li schematizzava a sua volta su un quaderno, la quarta, cioè io, utilizzando solo gli schemi, scrivevo una serie di post-it con i concetti chiave che attaccavo sui vari paragrafi dei riassunti al pc. Un po’ macchinoso certo, ma ciascuna aveva trovato la sua dimensione e poteva ripassare il giorno prima dell’appello in modo funzionale ed approfondito. Eravamo una piccola macchina da guerra, un libro dopo l’altro ci siamo laureate!

Sono tornata indietro di più di dieci anni con questo ricordo per raccontarvi di un percorso intrapreso ormai mesi fa che mi sta portando a rivalutare e scoprire delle parti di me che avevo lasciato da parte, nascoste, assopite, e che sono riemerse scalpitanti. È stato facile e immediato scegliere il mio percorso di studi, era una passione che mi portavo dentro da sempre, mi interessavano gli argomenti legati alla persona e alle relazioni, al ciclo di vita, all’essere un riferimento educativo per l’altro. Quando sono entrata nel mondo del lavoro, in particolare nel mondo della scuola, ero entusiasta di aver raggiunto il mio obiettivo, e credevo a venticinque anni di poter essere soddisfatta per la vita intera. Peccato che passava il tempo e mi cominciavo a domandare se davvero era quello che desideravo fare per “sempre”. Ho cominciato con il cambiare contesto, e questo sassolino nella scarpa rimaneva, qualche anno felice di quello che stavo facendo, ma sentivo che quella routine, mi stava schiacciando. Dopo aver dato le dimissioni, mi sono detta: “Se mando un curriculum per i servizi 0-6 anni di sicuro mi prendono, ma io voglio essere assunta di nuovo in un nido?” No, no. Assolutamente no. Certa che in questo lavoro sono capace e professionale, ma che non basta essere competenti per essere contenti, ho inviato i CV ovunque, tranne nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. Quando ho cominciato a lavorare con la disabilità adulta, avevo una paura incredibile, non ero nella mia comfort zone, tutto sommato, però, me la cavavo bene, pochi mesi in un centro diurno ed ecco la routine. La mia spada di Damocle, sopra alla testa.

Ho meditato tanto nell’ultimo mese. Ho riempito pagine di diario, ho scarabocchiato fogli con parole frecce e linee alla ricerca di una mappa che desse un senso a ciò che sentivo. Ho fatto ricerche su Google.

Ho cominciato a sentir parlare di Multipotenzialità, ho letto qualche articolo e, ho provato a cimentarmi in un test su questo argomento, perchè da quelle descrizioni mi sentivo rappresentata.

Adesso chiudiamo il cerchio che ho aperto all’inizio di questo editoriale.

Da bambina ho avuto occasione di sperimentare tanto, soprattutto con la creatività e la natura, ma anche attraverso il movimento e la lettura. Ad oggi sento che ci sono ancora mille cose da scoprire e provare, e che non mi basta essere solo un’educatrice…

Ma questa è un’altra storia…